Siccità ed esigenze idriche: la pacciamatura
Progettare, siccità ed emergenza idrica
Sappiamo anche, e lo vediamo, che il clima sta cambiando. Meno piogge, più caldo, aumenta l'evaporazione, il terreno diventa arido, si fessura, le nostre amate rose soffrono.
Una soluzione a questo problema potrebbe essere la tecnica della pacciamatura.
Cosa vuol dire pacciamare? Vuol dire non lasciare il terreno nudo, ma coprirlo così come fa la natura lasciata a se stessa. Arrivano piante, per lo più sconosciute, le chiamiamo erbacce e offendono il nostro cosi detto senso estetico. Giardino trascurato, abbandonato. Ma le erbacce fanno da pacciamatura e difendono il nostro terreno dal caldo cocente e dal freddo eccessivo.
Possiamo pensare ad altri modi?
Possiamo coprire il terreno di materia organica: foglie, rametti, corteccia, compost, aghi di pino, cippato di legno, gusci di nocciole, di cacao, di noci, in pratica di qualsiasi materia organica disponibile.
Possiamo utilizzare anche materia inorganica, naturale o fatta dall'industria: ghiaia, sabbia, vetro, teli di vari materiali, anche qui serve solo la fantasia per trovare i materiali adatti.
I due modi assolvono le funzioni di coprire il terreno, lo difendono dal caldo e dal freddo, evitano il compattamento causato dalla pioggia, evitano il dilavamento dello strato superficiale, diminuiscono l'evaporazione, in parte impediscono ai semi di germinare e rendono, per così dire, giustizia al nostro senso estetico.
La materia organica assolve però un compito che l'inorganica non può. Nutre la pedofauna del terreno, miliardi di esseri che li vivono e hanno casa, sono la base dell'agricoltura e del terreno vitale, ricco, dove si forma l'humus che conserva l'acqua e contribuisce a nutrire le nostre piante.
Se lo strato organico viene continuamente rinnovato il terreno diventa soffice, morbido, profuma di terra buona. Diventa quello che si chiama un terreno fresco e ricco. Così useremo meno acqua e anche meno concimi.
Quindi pacciamiamo, pacciamiamo e pacciamiamo.
Roberto Viti